Friday, October 17, 2014

Immaginare la vita a Salonicco


Veduta dal porto della Torre Bianca, Thessaloniki.

Questa storia incominciò quando una bambina venne al mondo e il suo papà volle darle un nome importante. Il giorno della sua nascita, infatti, non era stato un giorno come tanti, ma uno speciale, di vittoria, nike. Ma vittoria su cosa? Vittoria di chi? La vittoria su un popolo che abitava la Grecia antica, i Tessali; da parte di un papà che era il Re di Macedonia, Filippo II. La bambina fu chiamata Tessalonica, una principessa destinata a sposare re Cassandro di Macedonia, ancora ignara che il suo nome sarebbe diventato, non molto tempo dopo, nel 315 a.C., una città.




Torre Bianca, Thessaloniki.

Il primo giorno che la mia amica Christianna ed io passammo a Thessaloniki (Θεσσαλονίκη, Salonicco) fu un giorno di settembre e di pioggia. Camminammo lungo il mare fino alla Torre Bianca, fortificazione del XV secolo, terrificante prigione di condannati a morte e torturati, la Kanli-Kule (Torre del Sangue) dell'epoca ottomana, oggi inconfondibile simbolo eterno della città, la Beyaz-Kule (Torre Bianca) che l'ergastolano Nathan Guéledi nel 1890 dipinse interamente di bianco, guadagnandosi la sua libertà.




"Ombrelli" di Giorgos Zogolopoulos, lungomare di Thessaloniki.
Oltre la torre, il mare continuava, e anche noi camminammo a lungo - i piedi bagnati, un ombrellino rosso tra le mani - fino ad una scultura surreale ma così verosimile in quella giornata umida di gocce e nuvoloni, proprio come aveva voluto il centenario scultore Giorgos Zogolopoulos che anni prima, nel 1997, aveva costruito quei suoi "Ombrelli", sul lungomare di Thessaloniki. In un tempo "pieno di contraddizioni", come lui stesso definiva i giorni nostri, i suoi ombrellini scuri che spiccano il volo leggeri e ordinati ci stupirono, ci fecero sorridere, dandoci quella motivazione che, diceva Zogolopoulos, "nell'arte può sembrare una musica". E quel giorno la pioggia su Thessaloniki fu davvero come una musica che si mescolava alle calme onde del mare, ai rumori confusi di una città che è la seconda in grandezza in tutta la Grecia ma che ci sembrò non aver mai perso la sua semplicità di paese, aver ereditato la calma e il languore ottomano insieme alla bellezza chiara e ariosa dei Greci.


Statua di Alessandro Magno, lungomare di Thessaloniki.

Al di là degli ombrelli, scorgemmo una figura scura e imponente, che si stagliava impavida nell'orizzonte grigio-azzurro del cielo nuvoloso. Alessandro Magno, in tutta la gloria di Imperatore di Macedonia, sul suo insostituibile cavallo Bucefalo, rivissuto in una statua che troneggia sull'orizzonte del mare, come il Μέγας Ἀλέξανδρος (Mégas Aléksandros), il Grande, trionfò sul mondo antico, cambiandone per sempre le sorti. 

Statua di Aristotele,
Piazza Aristotelus, Thessaloniki.

Più indietro, si apre la piazza Aristotelus, dove troneggia immobile ed eterna la statua bronzea dell'immortale Aristotele. Disegnata nel 1918 dall'urbanista francese Ernest Michel Hébrard, la piazza pare volersi protendere verso il mare fin quasi a toccarne con reverenza i flutti. Si apre sul mondo, la piazza Aristotelus, come a mostrare che il viaggio non finisce mai, che bisogna continuare a camminare, a nuotare, a navigare. Dall'alto la piazza è una forma squadrata, essenziale, ma accogliente; animata ogni giorno e ogni sera da persone che passeggiano, la attraversano, si siedono al suo lato; punteggiata da uccelli che vi si posano alla ricerca di briciole; da chi vuole vendere qualcosa, suonare. E' l'aria che si respira sulla piazza Aristotelus ad essere unica al mondo, è la brezza che viene dal mare che indirizza lungo la sua costa, come la corrente pacata di un fiume di aria e schizzi.


Veduta dall'alto della Piazza Aristotelus, Thessaloniki.

Nei giorni che seguirono, Christianna ed io ci addentrammo nelle strade in salita e discesa della città, cercammo di scoprirne gli angolo più impensati. Il nostro secondo giorno a Thessaloniki fu una giornata di sole, un calore settembrino ma ancora ardente come quello dell'estate più piena. Salimmo sulla cima della Torre Bianca e ci perdemmo nella brezza marina che ci pettinò i capelli e ci rinfrescò la pelle accaldata. Immaginavamo la vita a Thessaloniki, in una casa con un balcone, affacciata sul lungomare, da dove lanciare lo sguardo fino alla bella e trina penisola  Chalkidikì (Χαλκιδική). Immaginavamo le mattine al sapore di  Bougàtsa (Μπουγάτσα), le sfoglie ripiene di crema spruzzate di cannella che si mangiano al mattino a Thessaloniki, i pomeriggi di caffé e di giri al Mercato Modiano, pieno di colori, parole e odori, come quello del pesce fresco, delle spezie turche, della frutta lucida e grande. Immaginavamo la vita a Thessalonikiguardando ammirate giù verso la città, da un po' più vicino al cielo.


Panorama dalla cima della Torre Bianca, Thessaloniki.

Una sera prendemmo un autobus verso la città vecchia. Arrivammo sul far del tramonto al castello, alle sue dignitose rovine che ancora dopo secoli e secoli parlano di Bisanzio. Quando le luci calarono, il nostro sguardo si smarrì nella moltitudine che ci trovammo davanti, una distesa vibrante di luci che disegnavano un percorso immaginario a ritroso nei secoli, tanto da quasi poter vedere le antiche mura scomparse, lo splendore dell'epico Alessandro e l'immortale nitrito di Bucefalo. 


Panorama della città dal castello, città vecchia, Thessaloniki.

Una città che glorifica, Thessaloniki, con le sue statue, i suoi frammenti di storia dei secoli addietro, adagiati in un sito moderno, vivido, dove il tempo segue le mode, le ragazze indossano gli abiti più eleganti di tutta la Grecia, dove i caffé si riempiono nel pomeriggio e le sere sono vivaci, fatte di chiacchiere e risate, di stare insieme tutti i giorni perché è così che si vive la vita, a Thessaloniki, come fosse sempre domenica.

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