Saturday, December 27, 2014

Cipro: Agros che profuma di rose

Soleggiata veduta mattutina dalla mia camera dell'albergo Vlachos ad Agros, Cipro.
Era già buio quando arrivammo ad Agros (Αγρός), Pilar e Gianni ed io. Ma quando aprii gli occhi, al mattino dopo, la coltre di buio pungente che copriva le sagome e lasciava mille domande sul luogo in cui eravamo capitati, evaporò in fretta, prestissimo, e un sole di Novembre, stupendo, caldo e chiaro riempì le montagne, le vie. Entrava dalle fessure lasciate scoperte dalle ampie tende dell'hotel Vlachos, mi attraeva inevitabilmente a spalancare le finestre, a uscire sul balcone dirimpetto alle cime, agli alberi verdi e castani di autunno, alle balconate di fiori dove qualcuno già gridava "γιεα σου", ciao, con quella musica di voce antica che ha la gente ad Agros, come fosse sempre festa.
Frutta dal giardino del signor Panagiotis, Agros, Cipro.



La vita ad Agros profuma della frutta del giardino del signor Panagiotis, che lui stesso ci mostrò con orgoglio. Melograni, uva, fichi, cachi, mele, ... che la sua dolcissima moglie Maria non mancava mai di preparare per noi, ordinatamente, a cubetti o fettine, ad ogni pasto. Un orto dei sapori, quello del signor Panagiotis, dove trovare di tutto, con la sensazione magica che se avessimo chiesto qualcosa, il nostro desiderio sarebbe cresciuto in quell'orto, tra le erbe alte, trai cespugli secchi di autunno, sotto il pergolato dell'uva. 


Fonte dell'acqua di Agros, Cipro. Chi ne beve l'acqua, 
dice la leggenda, si innamorerà e sposerà ad Agros.
Agros si trova sulle montagne  Troodos, a circa 1100 metri di altitudine e, nel pomeriggio, decidemmo di incamminarci per le stradine del paese che si susseguivano, inerpicandosi tra un cancello e l'altro, un grande cespuglio di fiori e un giardino di alberi e piante.  Scorsi spesso una figura semi-nascosta tra le fronde: un uomo dai capelli grigi intento a zappare il terreno o una vecchia signora che lavorava seduta sull'uscio di casa. Li salutai sempre, con le poche parole conosciute, e loro non mi fecero mai mancare un saluto curioso, un sorridente cenno del capo. Chissà se anche loro si erano sposati qui, ad Agros, bevendo l'acqua della fonte magica che fa innamorare?

Soutzoukos, foto di www.cyprusbreakfast.eu.

La vita ad Agros profuma di Soutzoukos, il dolce di uva Xynisteri che si produce in varie località dell'isola. Il mosto, aromatizzato alla rosa, alla vaniglia e al geranio, è colato attorno a un cuore di noce o mandorla e la stringa dolce viene lasciata asciugare per sei giorni prima di essere tagliata a fettine spesse e servita



Ma, infine, nel 1917 al maestro Nearchos Clerides, assegnato al villaggio di Agros, balenò in mente l'idea di incominciare una coltivazione intensiva di rose damascene, con trenta petali, che furono importate sull'isola dalla Mesopotamia, col sogno di poter produrre un giorno dell'acqua di rose. Uno dei ragazzini che studiarono con il maestro Clerides si chiamava Nicodemos Tsolakis e amò fin dal principio la bizzarra idea del suo insegnante. Nel 1948 quel bambino che amava le rose, diventato uomo, acquistò la produzione e la fece propria, succeduto poi dal figlio, Chris Tsolakis, che ci presentò con orgoglio la sua coltivazione.  Ogni anno, in maggio, centinaia di rose vengono colte rapidamente, prima che il calore del sole ne faccia evaporare l'essenza. E' per questo che la vita, ad Agros, profuma sempre di rose.


 link al sito web della produzione Tsolakis

Candele profumate alla rosa, dal laboratorio Tsolakis, Agros, Cipro.

Sunday, December 21, 2014

Gli spazi di La Habana, piccole immagini di Cuba

Veduta di una spiaggia nei pressi di La Habana, Cuba.

Era l'aprile del 1997 quando due bambini si ritrovarono con mamma e papà su un volo diretto a La Habana, Cuba. Eravamo piccoli, mio fratello ed io, e non potevo immaginare che un viaggio a quell'età sarebbe rimasto così impresso nella mia memoria tanto da poterne scrivere diciassette anni dopo.

La verità è che quando penso a Cuba mi tornano alla mente tantissime sensazioni piccole, dei dettagli indimenticati che sono il mio ricordo dell'isola.
Non lo compresi all'epoca, ma ora, riguardando le fotografie scattate e ripensando a quei giorni, non posso fare a meno di pensare che furono 
Una bambina posa per la foto vicino ad una
bancarella di libri a La Habana, Cuba.
gli spazi di La Habana a colpirmi.

Gli spazi urbani, così ampi sulla plaza de Armas, coi viali ombreggiati di piante, le grandi arcate che proteggevano dal sole tropicale le semplici bancarelle di libri un po' stropicciati dal caldo. La Habana Vieja (L'Avana Vecchia) che, dalla sua fondazione nel 1515 ad opera conquistodor Diego Velázquez de Cuéllar, si vide adornare di edifici coloniali spagnoli, ora patrimonio dell'UNESCO. Gli spazi più vividi e gorgoglianti di gente delle viuzze colorate e sbiadite, come l'affollata Boteguita del Medio, che deve il nome alla sua posizione stranamente centrale lungo la via. Acquistata e tramutata in bar-ristorante cubano nel 1942 dallo spagnolo Angel Martinez e poi visitata da celebri personaggi come Ernest Hemingway, Salvador Allende, Pablo Neruda,... che ne consolidarono la popolarità, fu anche luogo di invenzione di uno dei cocktail simbolo dell'isola: il mojito
Veduta di un tratto del Malecon, La Habana, Cuba.

Gli spazi lunghi e ariosi del Malecon, l'avenida Antonio Maceo, inizialmente ideata nel 1901 come viale di alberi e luci, incontrò i dissapori del vento oceanico e divenne l'attuale camminamento di otto chilometri, essenziale ed aperto, magnetico per chiunque cammini al suo fianco. 

Due ragazze cubane intente a pettinarmi.
Gli spazi piani ed infiniti delle spiagge di Playa del Este, dove le mani rapide di due ragazze intrecciarono i miei capelli lunghi di bambina in decine di treccine sottilissime fermandole con dei fermaglietti metallici e io, seduta sulla sabbia bianca e tiepida di Cuba, aspettavo di vedere quel capolavoro di precisione e destrezza che sarebbero stati i miei capelli poco più tardi. Quanto amavo quelle treccine, non avrei voluto scioglierle mai! Mentre mi guardavo intorno nell'attesa, un ragazzo dai capelli scurissimi e ricci mi mostrò dei giornalini "Topolino": se li era fatti regalare da qualche turista, e mi diceva "Imparo l'italiano così", leggendo quei fumettini, memorizzando le parole e i verbi utili tra un'onomatopea e l'altra, tra una battuta e l'altra. Ricordo la ineguagliabile luce bianca del mattino che faceva sembrare la sabbia di zucchero e il mare dalle onde lente e sinuose dello stesso colore del cielo, di un'allegria sfavillante, come se nella natura si celasse la felicità vera del popolo cubano. Quel mare e quel cielo sorridenti che mai tradivano la malinconia che invece c'era e che vedevamo...

Una spiaggia di Playa del Este, Cuba.

...Negli spazi desolatamente vuoti dei negozi chiusi, delle vetrine inutili, delle farmacie sfornite. Le cose che mancavano a Cuba si vedevano: a volte facevano sorridere, come i vetri dei finestrini di un'auto in centro a l'Avana, a volte, invece, non facevano sorridere per niente.


Un'automobile a cui mancano, forse volutamente, i vetri ai finestrini, La Habana, Cuba.
Gli spazi da percorrere, per raggiungere una cremita - così chiamavano le donne cubane i campioncini di crema e profumo-, un vestitino in regalo, un salvagente colorato per il bambino. Si camminava anche con una bicicletta sgangherata appreso per poterla forse barattare con un orologio italiano, si camminava per tanti chilometri con delle arance e dei manghi in un sacchetto di plastica e i bambini per mano o in braccio per raggiungere il dottore che aveva una medicina che a Cuba non si trovava. Nella Cuba di Fidel si camminava, e tanto, per avere una possibilità. Camminava chi sapeva che la rivoluzione avrebbe salvato Cuba dal capitalismo e camminava chi, nelle gigantografie "del Che", non riusciva proprio a vederla, la pace.












Wednesday, December 10, 2014

Film dal mondo: Humko Tumse Pyaar Hai

Locandina del film "Humko Tumse Pyaar Hai".
"Le persone che si innamorano non richiedono le loro sofferenze" canta Rohit tenendo tra le braccia una ragazza dagli occhi di vetro. Quel vetro è opaco e spesso, non le permette di vedere ma non riesce a spegnere il brillio del suo sguardo vivace quando parla animata, canta flebile e danza instancabile. Quella ragazza si chiama Durga e le sue piccole mani abili creano incredibili forme di creta, tutti i personaggi del mondo che Durga non può vedere ma può immaginare e vivere come la realtà stessa. Non sa, Durga, che i suoi occhi dovranno attendere ancora tanto tempo prima di vedere per la prima volta Rohit dal cuore buono che ogni giorno si prende cura di lei senza condizioni e lotta con tutta la sua forza perché cada la coltre che oscura i suoi occhi. Non conosce ancora il suo destino, in quell'attimo di musica e di amore, non può indovinare che il suo Rohit le sarà portato via, forse per sempre...

Scena tratta dal film "Humko Tumse Pyaar Hai".
"Il tuo cuore non dovrà mai essere triste", canta Rohit, col suo amore di lacrime e risa, impensato ed immenso, e già sa che "non si può dimenticare di amare". Durga ci proverà a lungo ed invano. Proverà a rinchiudere il suo cuore in un leggero sari che si spiega nel vento delle montagne per lasciar volare via tutti i ricordi e l'illusione di una vita ad occhi aperti senza comprendere che proprio quel vento costante e infinito la riporterà indietro verso Rohit. Nonostante le aspre critiche che lo definirono "obsoleto", Il film-musical Humko Tumse Pyaar Hai diretto nel 2006 dal regista bollywoodiano di Mumbai Raj Kanwar è, per gli amanti del romanticismo indiano della Bollywood del fato, della preghiera, delle passioni intralciate e della provvidenziale giustizia, un capolavoro di poesia e sentimento. Bellissima Ameesha Patel nel ruolo della mite e fragile Durga, commovente Rohit, Arjun Rampal, con la sua dolcezza lacrimosa e la sua impassibile sofferenza, toccante Bobby Deol nel ruolo di Saj, salvatore innamorato e abbandonato, arrivato troppo tardi per Durga e al contempo dignitosamente fiero della sua debolezza e del suo sincero sacrificio.

Scena tratta dal film "Humko Tumse Pyaar Hai".
Un film che non fa mancare le atmosfere ritmatissime e movimentate della Bollywood più colorata e festaiola. Il ricevimento per il fidanzamento di Durga è un'esplosione di veli fluttuanti, tintinnii alle caviglie e dita dipinte di henna color terra. E Durga ,danzante, finalmente felice, sotto lo sguardo ignaro di Rohit e quello immenso di Saj, si nasconde, piroetta, tentenna. Solo quando quel velo cadrà indietro sui suoi capelli, l'anima spenta di Rohit tornerà alla speranza e il sogno incompiuto di Saj alla solitudine. Un film di sorprese inattese e scioccanti nella loro immediatezza e prepotenza; un film di commozione per una unione giustamente agognata e trionfante e rabbia per un desiderio disatteso e frantumato. Humko Tumse Pyaar Hai è la storia di tre amori intrecciati, ugualmente forti e leali, dove c'è forse un vinto felice a cui non basta desiderare per avere, e un vincitore triste, la cui nobiltà immensa porterà senza dubbio a "salutare un sogno" con colei che, al suo sguardo, non abbasserà gli occhi, come aveva fatto Durga.