Thursday, March 13, 2014

Rosso ed eterno: grandi e piccole meraviglie di Mosca

Sono stata più volte a Mosca, una metropoli unica al mondo, segnata ineguagliabilmente dalla sua intricata storia di glorie e di drammi. Il suo dualismo tuttora mi destabilizza: una città che accoglie cordiale il visitatore curioso ma che ostacola quello spaurito. Una città che mi ha mostrato senza vergogna il suo carattere più ostile e irruento insieme alla sua natura più mite e cortese. Mosca matrigna di chi la vive con gli occhi ben aperti e vi si butta a capofitto senza misura, e Mosca mammina di chi vi si accosta senza capire o di chi la ama nonostante tutto. 


La Mosca delle cadenti case sovietiche delle periferie, delle giornate di pioggia sottile e del freddo mordace, dei sorrisi mancati sui volti, delle lignee portone incuranti che sbattono al vento e al cipiglio degli occhi che schivano, dritti e inflessibili, il disamore che c'è. La Mosca dei balletti sognanti, dei signorili palazzi, dei fiori sgargianti per le innamorate, dell'arte che vive inestinta, della luce eburnea delle sere d'estate, delle cupole di legno e di oro, di un Dio che consola e perdona la città che più di altre fiorì, poi soffrì, poi lottò.

Una punta del Cremlino di Mosca spunta dietro agli alberi. In primo piano: un ampio stradone trafficato.

Mi ritrovai in un giorno d'autunno inoltrato, con pochissimo sole tra grandi nuvole grige addormentate sulla città. Camminavo e camminavo per le immense vie di Mosca, ora rincuorata da un angolino famigliare, da un cartello assecondante, ora persa in una miriade di burberi edifici svettanti e seri. Arrivai finalmente a un incrocio di strade veloci, straordinariamente grande. Un sottopassaggio mi portò dall'altra parte di quel fiume in piena di automobili e moto e vidi lo strabiliante spettacolo del Cremlino (Кремль, in lingua russa, pronunciato "Crieml"). Incredibile fortezza mattone, intoccabile, eterna. Fondato in un tempo indistinto, insicuro, il Cremlino di Mosca divenne dimora inviolabile dei principi moscoviti nel 1264. Nei secoli a venire si espanse smisurato: forti, torrioni, muraglie, migliaia di mattoni rossi che si unirono uno sull'altro per far nascere un inespugnabile sempiterno Моско́вский Кре́мль (pronuncia: "Mascòvski krièml"), il Cremlino moscovita.




Le mura esterne del Cremlino di Mosca,
passeggiando per il Giardini di Alessandro.
Circondato a occidente da uno sconfinato Giardino di Alessandro, in russo, l'Александровский сад (pronuncia "Aleksàndrovski sad"), creato nel 1819 dall'architetto neoclassico Giuseppe Bove e tinto, in autunno, di ambra e castano. Cammino lungo le mura, tra l'erba ancora verde e le foglie ormai cadute. L'imponente gigante vicino a me non fa alcuna paura in quell'ambiente sereno e silenzioso, così distante dal caotico rombare di automobili e sferragliare di traffico di poco prima. Il magro sole del primo pomeriggio incomincia a ritirarsi, un venticello già freddo di inverno soffia leggero e pungente in autunno.


I Giardini di Alessandro, adiacenti al Cremlino di Mosca.

Cammino ancora quel pomeriggio, tantissimo, e arrivo finalmente ai piedi del simbolo di Mosca, a oriente del Cremlino, la Красная площадь (pronuncia: "Kràsnaia plosh'ad'), la Piazza Rossa. Facile pensare che il suo nome così rinomato nei secoli derivi dalla vista inconfondibile di un colore: il rosso. Rosso il Cremlino, rossa la Porta della Resurrezione che ad esso conduce, rosso il Museo di Storia Russa, un po' rossa anche la Cattedrale di San Basilio, rosso di idee e di mattoni il Mausoleo di Lenin. E invece no, viaggiatori, Mosca stupisce e ci inganna con la sua lingua complessa ed astuta: красный (pronuncia: "krasni"), infatti, fu nel passato sia "rosso" che "bello" ed è da quest'ultimo significato che la piazza ereditò il suo nome così altisonante, "Piazza bella". 

La Cattedrale di San Basilio sulla Piazza Rossa, Mosca.
Quanti tratti di Mosca potrei raccontare, quanti dettagli nascosti e tuttavia più significativi di tutto il resto! Ma vi racconterò ora una cosa, che mi successe per ricordarmi di amare Mosca, di amarla anche se poteva ferire, con la sua incostanza severa e la sua austerità enigmatica. Per accedere alla Piazza Rossa vi è una porta, di cui già vi accennavo. Si chiama, la Porta della Resurrezione (Воскресенские ворота, pronuncia: "Vaskresénie varòta"). Era il 1630 quando la Porta fu ricostruita e arricchita da due maestose torri appuntite, a custodia di un'icona di Gesù risorto, posta sulla facciata interna, che donò il nome al solenne ingresso. 

Vista della Piazza Rossa, Mosca. Sulla destra: i magazzini GUM, al centro: il Museo della Storia Russa.
Davanti alla Porta c'è una porticina, nel mezzo di quel tripudio di forme vermiglie, così timida e dimessa, di legno scuro e di pietra dipinta di un acquoso celeste. Si chiama Cappella Iberica, in russo И́верская часо́вня (pronuncia: "ibèerskaia chasòvnia") ed è uno dei posti più eterni che io abbia mai visto. Quasi nascosta, nonostante la sua posizione centralissima, la notai per puro caso, semplicemente perché ci vidi un uomo entrare. Un uomo molto alto e magro, giovane, nonostante la folta, lunga, arruffata barba castana. Portava una tunica nera severa e fluttuante nei suoi passi allungati, un copricapo tondo e schiacciato: era un pope. Lo vidi entrare da una porticina di legno ignorata da tanti. Vidi una donna ed un bambino seguirlo attraverso la medesima porta e decisi allora di fare lo stesso. Quando varcai quella umile soglia mi ritrovai in una cappella, una piccolissima, impensabile cappella dorata e luccicante di icone e mosaici dei Santi tra cui spiccava più in rilievo, più brillante e splendida delle altre, l'icona della Vergine Iberica.

Imparai solo in seguito che la cappella piccolissima fu costruita in legno nel 1669, e poi ricostruita in pietra. Un tempo passaggio tradizionalmente obbligato per ogni viaggiatore in visita alla Piazza Rossa, la Cappella Iberica mi parve fin da subito un unico eccezionale luogo di silenzio e contemplazione dove ricchi e poveri si stringevano intorno ai volti dei Santi, dei martiri e di Dio. Ricordo una mamma col capo coperto da un velo allacciato sul collo incoraggiare il figlioletto verso una delle meravigliose icone. "Yesùs?" chiese il bambino, non sapendo verso quale di quelle bellezze di minuzia e pazienza recarsi. La mamma mosse il capo in segno di assenso e il bambino camminò sicuro verso Gesù, la sua piccola mano contro il vetro per toccarlo, e poi sempre la sua piccola mano che lasciò cadere un'immaginetta nella scatolina delle offerte.

Rimasi nella cappella a lungo, rapita dalla magica atmosfera sospesa, rituale. Ascoltai con trasporto il giovane pope leggere cantilenante una preghiera in poesia e i fedeli stipati con me in quel minimo spazio ripeterne i versi cantando. Fui come stregata da quella canzone di Dio e non potevo credere che solo al di là della porta di legno esistesse anche un mondo rumoroso e rapido. L'aria odorava di candele, di cera e calore. Può, viaggiatori, un dettaglio come questo, una cappellina così angusta e piena, restare tanto impresso nella memoria, quasi offuscando l'immensità di tutto il resto? Forse sì, e non nella Mosca tagliente, dispettosa e arrogante, con la sua immensità smisurata, la sua alterigia svettante visibile ovunque, se solo si alza lo sguardo. No, non lì... è possibile altrove, nella Mosca che viaggia oltre al tempo, che abbaglia di luce e di musiche arcane, che un po' rende tristi ma poi vuol far pace e ti mostra qualcosa così, all'improvviso, un ristoro e un sollievo da cercare in eterno.




2 comments:

  1. che bel modo di descrivere una città così enorme in così poche parole! io non sono mai stata a Mosca ma questa pagina tanto poetica mi ha fatto venire voglia di visitarla

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  2. Ciao Lea!!! che carina, grazie mille per il complimento!! :)) le mie tre esperienze a Mosca sono state diversissime l'una dall'altra e mi hanno lasciato dei ricordi molto controversi ma altrettanto educativi verso una cultura così enigmatica come quella russa!! ho cercato di rendere l'idea di queste ambivalenze con queste piccole descrizioni ;) se avrai l'occasione di visitarla, mi piacerà ascoltare sicuramente anche i tuoi commenti :)

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